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Beatrice Masci ha insegnato per diversi anni ai bambini delle elementari prima di dedicarsi al giornalismo. Ama leggere, adora i viaggi con lo zaino e le scarpe da trekking, coltiva il dubbio e diffida delle certezze assolute. È autrice di Vado a vivere in campagna. Istruzioni per l’uso, un manuale di sopravvivenza per cittadini che desiderano cominciare una nuova vita nella natura. Abitare in campagna non è sempre sinonimo di felicità, ma i personaggi impareranno ad amarne le gioie e i dolori. In cammino verso Compostela è un diario di viaggio dedicato all’esperienza vissuta da Beatrice a Compostela. A parlare sono tutti gli organi coinvolti nell’avventura, a cominciare dai Piedi (per nulla contenti) fino alla Coscienza. L’autrice cerca di far sorridere i lettori, ma vuole anche mostrare quanto sia profondo l’effetto del Cammino sui pellegrini, se riesce a risvegliare ogni parte del loro corpo. La strada scomparsa è infine una raccolta di racconti a tema molto vario, i quali presentano però un punto in comune: i personaggi che li abitano hanno una strada da cercare o da ritrovare. Una strada a volte nascosta, ma sempre in attesa di essere scoperta.
Nel paese di Bla Bla
12,00 €
Come fare a bilanciare vita reale e vita virtuale? Se lo chiede la protagonista di questo romanzo, mamma di tre figli e moglie di roberto, che malgrado le sue ritrosie iniziali è costretta a confrontarsi con il mondo dei social e della vita online. Dalla gestione dei rapporti coniugali, ai nuovi linguaggi in voga tra gli adolescenti, all’ansia di dover essere sempre connessa con tutto ciò che le capita intorno, sarà costretta a fare i conti con una vita reale sempre più precaria e difficile da gestire. Con una scrittura vivace e ironica l’autrice ci consegna un romanzo che parla della vita di tutti noi, quella vita che corre a mille all’ora anche quando arranchiamo solo al primo trillo della sveglia.
Elisa –
Prima di cominciare la recensione, mi sembra giusto fare una doverosa precisazione: ho avuto la fortuna e il privilegio di lavorare in qualità di editor a quest’opera, e la mia collaborazione con Beatrice dura ormai da diversi felici anni 😊
Ma non deve stupirvi che proprio io scriva una recensione del libro: è ovvio che il mio giudizio sia positivo, altrimenti non vi avrei investito tempo e risorse 😊 Eppure non penso di essere troppo “di parte”, anche se qualche volta mi piace scherzarci su; non sono di parte perché ritengo che avere avuto l’opportunità di conoscere la storia fin dalla sua nascita mi abbia permesso di formarmi un parere quanto mai concreto su di essa. Se sapete come lavora un editor, sapete che lui è forse il primo, insieme all’autore, a sviscerare anche gli eventuali difetti di un romanzo e a guardarlo con occhio il più possibile oggettivo.
La mia primissima impressione quando ho letto la bozza iniziale del racconto è stata una sorta di sdoppiamento: da una parte vedevo il potenziale del testo, che trattava un argomento attuale e che avrebbe potuto interessare a un target di fruitori piuttosto ampio, e che aveva buone probabilità di far sorridere il lettore; il mio io professionale si sentiva solleticato dal progetto.
Il mio io personale, invece, pensava che avrebbe preso le distanze dai contenuti dell’opera: perché la verità è che la sottoscritta non solo ha ottenuto la residenza nel paese di Bla Bla, ma è anche cittadina onoraria 😂
I social mi piacciono. Non al livello di Chiara Ferragni (la quale viene tra l’altro citata nel romanzo), ma li uso spesso e volentieri per i mio lavoro, per entrare in contatto con il lavoro di altre persone che forse non avrei mai conosciuto senza Facebook o Instagram, e insomma per approfittare di quel quadratino di attenzione che tutti desiderano. Questo è quanto 😁
Dunque pensavo che avrei fatto del mio meglio per il libro di Beatrice, ma che probabilmente non ne avrei mai condiviso il messaggio. Adesso non posso dire di essere totalmente d’accordo con il punto di vista della protagonista riguardo la tecnologia, però sono arrivata all’ultima pagina dicendo a me stessa che quella signora di mezza età in fondo ha capito delle cose importanti. Non solo sul mondo del web, ma un po’ anche sulla vita, per quanto sia possibile comprendere qualcosa nel groviglio inestricabile che è la nostra permanenza su questo pianeta 😀
Non vi svelerei il finale del racconto nemmeno sotto tortura, ma sappiate che secondo me c’è un concetto in grado di riassumere il vero senso dell’opera: non esiste perfezione. Nè nei rapporti umani, né in quelli virtuali, né nelle persone in generale. Aspettarsi il contrario significa inevitabilmente finire per sbattere contro un muro, e se i personaggi della storia non imparassero a mettere una pezza sopra le loro piccole cadute… Beh, sarebbero costretti a buttare via tante cose importanti.
“Nel paese di Bla Bla” è un romanzo giocoso che ci insegna a diffidare degli assoluti. Affermare “non userò mai i social” vuol dire rifiutarsi di conoscere una parte ormai essenziale della nostra società (che ci piaccia o meno), mentre passare tutto il giorno sui social, al contrario, può essere pericoloso per diverse ragioni. E lo stesso paradigma si può applicare anche alla ricerca del look perfetto, per esempio, o del matrimonio perfetto o del perfetto rapporto tra genitori e figli. Quando i personaggi iniziano ad accettare i difetti della realtà, d’altro canto, scoprono dei risvolti piacevoli che non si aspettavano di trovare. Come quando una persona cerca il partner ideale in rete, e poi non trova un diamante ma un timido zircone: però è il suo zircone, la pietra giusta che le dà luce invece di portargliela via.
Devo riconoscere che negli scritti di Beatrice Masci sento sempre una sicurezza e una pace di sottofondo che raramente ho ravvisato in altri autori. Non solo perché Beatrice scrive in genere libri umoristici che devono necessariamente avere un lieto fine, anzi credo che sia proprio una caratteristica del suo stile; anche quando le cose si mettono maluccio per i protagonisti, la voce narrante non perde mai la speranza: si limita a descrivere ciò che accade, in attesa che arrivi un’opportunità per sistemare tutto. L’opportunità immancabilmente arriva, sebbene a volte impieghi un po’ di tempo o si presenti sotto forme singolari.
Seguo questa scrittrice da alcuni anni; e se all’inizio pensavo che i suoi testi fossero notevoli ma forse troppo “felici” per un’amante del dramma tragico come la sottoscritta, ora spero di avere la possibilità di leggere altri libri come “Nel paese di Bla Bla”, per sorridere e per avere ancora la sensazione che tutto si può aggiustare. Una sensazione che quaggiù non è poi così comune.
Ed ecco perché mi sono permessa di pensare di essere una delle persone più indicate per recensire l’opera: non dimenticherò mai le piccole e grandi cose che ho imparato lavorando con Beatrice 🙏
Spero soltanto che questo romanzo possa arrivare al maggior numero di lettori, per dare anche a loro il regalo di una risata liberatoria 😊
Nel frattempo, mettete in valigia “Nel paese di Bla Bla”: riponetelo vicino al vostro smartphone e al tablet, così insieme creeranno l’equilibrio cosmico 😂
Ho paura che con questa recensione io sia riuscita a esprimere solo un terzo di tutte le cose che avrei voluto dire sulla storia e sui personaggi, ma mi auguro di avervi saputo trasmettere la mia stima e il mio amore per il libro 💙 Per il resto, sta a voi leggerlo e cogliere ciò che può darvi, perché sono convinta che ogni romanzo abbia una parolina speciale, unica, da bisbigliare all’orecchio di ogni singolo fruitore. A me ha sussurrato tante cose, senza contare gli allegri pomeriggi di editing che ho avuto il piacere di passare in sua compagnia 😊
Grazie a Beatrice e all’editore Sampognaro&Pupi… mi raccomando, sosteniamo l’editoria non a pagamento! 💪