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Mario Blancato, già docente di letteratura latina e greca per 42 anni, presso il prestigioso Liceo classico “T. Gargallo”, ha insegnato anche per l’Università di Catania, Scienze dei beni culturali, Forme e ricezione del teatro classico. Giovanissimo è stato sindaco comunista del suo Paese negli anni 77-80 del secolo scorso. È stato componente per un quadriennio della Fondazione INDA. Ha scritto diversi libri di cultura classica, tra i quali ricordiamo Origine della tragedia ateniese (2005), Amore e barbarie (2007), Ricordando Renato (2009), opere tutte edite dall’Editore Morrone di Siracusa. Insieme con Gianfranco Nuzzo, (Università di Palermo), per i tipi della Palumbo, ha curato i due volumi sulla commedia e sulla tragedia latina, Atti delle giornate siracusane del teatro antico. Ha scritto sulla industrializzazione siracusana degli anni ’50, CIAPI, una bella storia del Sud (2012), sempre con i tipi di Morrone. È stato anche vice-presidente del Consorzio universitario Archimede di Siracusa, (2016-2021).

Un comune ibleo. Frammenti di storia

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Il libro, in due volumi, in una ricerca di 740 pagine complessive, racconta la storia della società sortinese e la storia delle sue amministrazioni comunali, che si sono succedute nel tempo, dall’occupazione inglese del paese nel 1943, al primo sindaco, eletto con libere elezioni, Luigi Di Pasquale, fino all’anno 1989, sindaco Pippo Gianninoto, comunista. Sono – è vero – le vicende interne ad una comunità piccola (circa 10.000 abitanti), formatasi sulle vestigia della cittadina feudale governata per secoli dalla nobile famiglia pisana dei Gaetani. Ma sono vicende comuni a tutti i paesi della Sicilia e sicuramente, cambiati i nomi, sono le vicende più o meno simili di Melilli, Priolo, Buccheri, Ferla, Cassaro, Palazzolo Acreide, insomma dei paesi degli Iblei. I fatti inoltre non presentano i caratteri del localismo, ma sono inquadrati entro la cornice del dibattito nazionale e soprattutto regionale, perché, secondo l’insegnamento di Marc Bloch e Edward Carr “la storia, che è sempre la memoria collettiva di un popolo o di una comunità, è formata dall’interconnessione tra il dato locale e la grande storia nazionale, che influenza e indirizza le attività delle amministrazioni periferiche”. E la comunità montana degli Iblei e la zona industriale di Priolo-Melilli sono state periferia dell’Italia e dell’Europa.

l libro si rivolge anche e soprattutto ai giovani, che rappresentano il riscatto del Sud da uno stato di marginalità politica, oltre che sociale, affinché sappiano chi siamo stati e a cosa siamo stati funzionali. Perché un popolo che non ha memoria del suo passato, anche lontanissimo – come quello dei Siculi di Pantalica – resterà sempre senza futuro.

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